“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

Racconti sulla neve


Racconti sulla neve







M.Infornace – 21 Maggio 1995

Canale di Rionne in salita- Vallone di Fossaceca in discesa  -




Da un articolo di Manilio Prignano, Riv. della M., n.2 del 2004:

“..l’ Infornace è un errore, una montagna mancata, avrebbe potuto essere un picco grandioso, ma le sue ossa, appunto, hanno ceduto e ora giacciono in un cumulo di macerie calcinate. Agli occhi di chi, ignorando la prima impressione, si addentri nei contorti solchi che la incidono, si apre un’altra visione, un ‘ *Paesaggio da alba del mondo o da finis-terrae a seconda che, come in immagini oniriche e surrealiste, si presentino all’improvviso (..) ardite guglie da mondo in formazione, ovvero la devastazione di rocce crollate, sgretolate, sbriciolate, (..) a tratti sembra un paesaggio di sale...’

*da “Infornace:alba e fine del Mondo”, A. Clementi (Bollettino CAI – AQ)*


Anna il 25 Maggio 2006 racconta di quel 21 Maggio 1995:

scialpinisti e separatisti: Bruno, Benni, Giacomo, Paolo A.,discesi stesso lato; scialpinisti e fedelissimi: Stefano F., Augusto, Massimo ‘il comandante’, Carla, Bruno ‘il maresciallo’, Rita, Luigi, Giuseppe F.  Gli appiedati fedelissimi: M. Grazia, ed io



Chissà perchè questa parte di montagna attrae, Canale ad Y è chiamato, ma sulla cartina e dal vivo è una bella W: da lontano la montagna appare solcata da decisi canali, ancora bianchi di neve: la giornata non è delle migliori, lo sfondo grigio del cielo rende l’atmosfera quasi spettrale.
Ma ben presto ci si addentra nei meandri di questa Signora, la roccia richiama altra roccia, l’invito è ad inchinarsi al suo cospetto, specchio di come Ella si presenta: già inclinata ad avviluppare, nei suoi mille tentacoli grigi, esseri sconosciuti, i disturbatori del suo placido e stanco essere: un dedalo di pinnacoli, guglie, cime, picchi, pietre posate come capocchie di spillo su lastre compatte, ripide, fessurate, scavate, oggi innevate e candide.

Ebbene sì, stanotte ha nevicato: il percorso si allunga e poi si insinua lungo un tappeto bianco, i cui bordi frastagliati ed alti invitano a tenersi lontano dalla roccia.

Ma il vuoto è un polo di attrazione dello sguardo, e, sotto, il rimestìo del gorgo trasparente, sfuggente e gelato, è incessante e tumultuoso. Meglio non rispondere al richiamo.

Il silenzio invita al silenzio, alla meditazione: contempli rapita quell’universo di pietra instabile, eppure compatta, il suo esistere centenario ti stordisce, confondendoti. Volgi lo sguardo ovunque, e dappertutto ti urla che c’è, il suo crollo è la nascita di un nuovo silenzio e di una delle sue tante pieghe che formano il suo vestito e lo rendono fluttuante in quel mare grigio di sassi e schegge.

Non hai scampo, il suo segnale è impertinente, più ti guardi intorno e più non ti sazieresti mai di quell’appello.

Sei giunta nel suo cuore, oggi non più fessurato perchè salvato da un angelo bianco, che l’ha avvolta nelle sue ali, lasciando scoperte solo alcune delle sue prominenze : lo scoglio di Bruno.
Ma il gruppo è compatto e di ferro, passo dopo passo, tacchetta su tacchetta, supera con dignità quel naturale intrigo di molecole scomposte.

Al silenzio iniziale, seguono le voci, ad ingannare la lunga salita, guardi avanti e ti rivolti indietro, la gamba affonda per metà della lunghezza, per fortuna siamo tanti.

In cima la scissione, e i ricordi si affievoliscono, fino a confondersi nella nebbia che avvolge l’altro versante della Signora: i volti sono sereni, a risaltare il bianco del sorriso in quel fatuo inseguirsi di minuscole goccioline che colma presto l’aria, rendendola satura di risate e d’allegria. Si scende in quell’ambiente suggestivo a ritrovare i fianchi rocciosi ed il lussureggiante verde di un lungo traverso, ai bordi del manto.

E come all’inizio del nostro peregrinare Fonte Rionne ci aveva dissetato, analoga Fonte del Peschio ha ritemprato il corpo, la mente e lo spirito, a sottolineare, come dice G. Guzzanti , che

la roccia e l’acqua insieme, sono capaci ovunque di suscitare impressioni indimenticabili”.



La Signora ci rivedrà ancora al suo cospetto, e sempre a piedi, talvolta con un pesante fardello:

l’8 Giugno del 1997, in gita sociale, fino al M. Infornace. Con un lungo traverso e la risalita del canale, Luigi, M. Grazia, Antonella ed io  discendiamo per la Forcella di S. Colomba, su terreno scosceso, a tratti impervio, raccogliendo on the road Piero e Fabio, due ragazzi romani, con i quali affrontiamo il tratto finale del torrente Rionne. Splendida giornata;

del 31 Maggio 1998 ricordo poco. Il diario mi aiuta e scriverò “Splendida giornata, e divertente”, per cui deve essere stata così. La salita per Canale Rionne è affrontata da Stefano, M.Grazia, Alessandro P., Fabio, Marco T.,  le donne di Stefano: Agnese, Elisa, Alessandra, Lucy, ed ovviamente, io. La discesa è per la Via di Cieri.

La leggenda del giorno: c’è chi talvolta perde la bussola!
Il 13 Giugno 2004 è molto annebbiato, negli occhi di Bruno, ma anche nei nostri: Fabio e Francesca, futuri sposi, non si guardano con gli occhi offuscati d’amore, anche perchè a lei, durante la salita, tengo compagnia io; il crepaccio di Bruno è largo, ma viene evitato sulle rocce, ed il successivo, troppo grande per essere superato senza corda, ci farà risalire il ramo sinistro del Canale, costituendo una piacevole variante all’ormai familiare salita. Il Sentiero  del Centenario ci accoglie in cresta, per farci immergere nella più profonda delle nebbie, lasciandoci scoprire in modo molto velato i fianchi della Signora, quelli compatti, più nascosti perchè non immediatamente visibili, immersi in mille goccioline di vapore acqueo. La ricerca del sentiero sull’altro versante metterà a dura prova la pazienza di tutti, e così di seguito la risalita al Vado di Ferruccio, la discesa per la Fornaca, e dulcis in fundo, la perdita della bussola, in tutti i sensi, di Bruno, uomo confuso sulle Veticole fino alla strada. L’autostop delle donne, che hanno fatto girare la testa e la macchina a due brave anime di passaggio, salverà la compagnia, nell’ordine fortemente annacquata: Stefano, Bruno, Fedora, Stefano Fr., la coppia di sposi ed io.

La leggenda del giorno: Chi è più veloce in discesa, Pantaleo o la sua tavola?
Il 15 Maggio 2005, con notevole anticipo rispetto agli altri anni, viene finalmente affrontata la Signora con gli sci: la salita dal consueto versante imperiale, e la discesa nel meraviglioso Canale Fossaceca. L’impresa risulterà storica ed indimenticabile, per la numerosità dei personaggi (da gita sociale, o lo era?), il loro variegato abbigliamento (caschi, macchinette fotografiche, ghette, ramponi), la differente scelta alpinistica per affrontare la montagna (tavola, sci, a piedi, Pantaleo anche di corsa!), qualcuno completa il giro imperiale scendendo a piedi, la giornata è a tratti meravigliosa. Qui vengono battezzati gli occhi di Cip e Ciop, ma non solo quelli miei, in un panorama che urla da solo la sua bellezza, e noi con lui.
I protagonisti con gli sci: Stefano, Paolo, Benni, Juliet, Mariangela, Moshen, Lorenzo, Alessandro Z., Carlo F., Marta “la tedesca”, Gaspare, ed io; I ‘tavolari’: i Genzanesi, rientrati stesso versante di salita, e Pantaleo, ‘in corsa’ con noi; I partecipanti a piedi: Maurizio F., Cristina C., Silvia, Alessandro P., Stefano Fr., Fedora, Sabina.......e ...se ho dimenticato qualcuno, che abbia pietà di me!!

ne segue un'unica storia : Affogati





RACCONTI



Eclisse

L’abbagliante Bianco del Rutor - Testa del Rutor 2010

Il fiume della montagna

La montagna al contrario

Lui e Lei

Ombre e sguardi

Storia di un racconto non scritto - Castore 2009

Un grande racconto, per una Rava Grande

Dell’ equilibrio : se non è Amaro...non ci piace!