“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

TS: Madre che sei aldilà del Muro


LÀ, DOVE TUTTO EBBE INIZIO



La parte più difficile, quando torno da un viaggio, è iniziare a scrivere.






Sempre, terminato il periodo, rimangono i ricordi, le sensazioni, la commozione, la rabbia, lo stupore di ciò che si è visto, vissuto, elaborato, evitato, condiviso. Non viaggio da sola quindi c’è anche quest’aspetto.
I pensieri si affollano ed è difficile districarli.

Questo viaggio, poi, è particolare (mantengo il presente volontariamente) perché è stato concepito e realizzato per diversi motivi, primo fra tutti la conoscenza. Questa singola parola in realtà racchiude diversi concetti e ambiti. La conoscenza dei luoghi dove sono avvenuti numerosi accadimenti storici, religiosi ed umani; la necessità della ricerca delle radici di più popoli, il loro ritornare e stabilizzarsi nella terra di origine; il continuare a vivere nella terra dei padri, creando continuità per le generazioni; il trovare la fine del proprio peregrinare alla ricerca di un’identità storica ed umana per la quale vivere e nella quale far ricadere le proprie convinzioni sociali, anche a costo della vita; essere profughi nella propria terra; mille altri motivi intrecciati alla soluzione del sapere, all’analisi della complessa vicenda storica e attuale, a tentare di trovare una risposta per un conflitto che da oltre sessant’anni genera morte e isolamento, disperazione e separazione, e che difficilmente sta creando un barlume di tranquillità.

Il secondo motivo l’ha esplicitato mia madre in una riflessione comune: tanti anni di impegno cattolico e politico a favore di un popolo senza terra ti portano ad avanzare un dubbio sulla causa che sostieni fino a che non vai a verificare con i tuoi occhi la certezza delle tue convinzioni; ci aggiungo una sottolineatura, tratta dall’introduzione della ricerca di Lorenzo Kamel in “Israele-Palestina. Due storie, una speranza”, che recita: ‘..bisogna diffidare di quanti si dicono certi che la “verità” e la “giustizia” siano tutte da una parte, tanto più che, come ha scritto un grande uomo, <<i fatti non sono mai tutta la verità e […] al di là dei fatti c’è ancora qualcosa>> (T. Terzani, Un altro giro di giostra)’. Senz’altro ci saranno imprecisioni in questi scritti, ma essi sono dovuti proprio alla non conoscenza di certi aspetti che altri meglio di me esplicitano nelle diverse forme di diffusione informativa e culturale di queste realtà etniche. A posteriori, il mio commento è: - ‘Se non ci vai, non puoi renderti conto di come effettivamente è ’- .

Infine non ultimo, l’organizzazione del viaggio: percorso cristiano, ispirato ai principi dello scoutismo, associazione di cui ho fatto parte nei primi anni della mia vita, incontri con gli operatori di realtà sociali e religiose che operano sui territori di Israele e Palestina, l’occasione di verificare con i miei occhi ciò che ogni giorno leggo, commento, inorridisco, solidarizzo. Accompagnare mia madre a ritrovare luoghi per lei già conosciuti, e per me motivo di nuova conoscenza, è stata l’occasione per partecipare ad un viaggio oltremodo stimolante e riflessivo.
Insieme a noi, un’altra sorella ed un gruppo di persone, anch’esse animate e spinte da motivazioni diverse e variegate, che hanno reso ovviamente unico questo momento di scoperta di vita.


La mia innata curiosità per tutto ciò che vivo mi porterà senz’altro, da oggi in poi, a leggere, cercare, interpretare, riflettere, fantasticare, creare e rivoltare questo vissuto: la storia, le sensazioni, i momenti, i luoghi, le espressioni; per cui tutto quello che scriverò sarà frutto di ciò, nel ‘dopo’.
Questo è il motivo per il quale inizio da ciò che ho scritto durante il viaggio, cioè da quanto ho scritto ‘prima’ che la mia mente rimanga influenzata dagli ulteriori ed inevitabili approfondimenti suscitati dal viaggio.





CONFINI DI POPOLI SENZA TERRA




Muro di cemento, generi separazione;

Filo spinato, crei la tua difesa;

Pianta spinosa, cerchi di sopravvivere;

Pietre in aria, gridano libertà;

Fucili spianati, trovano rappresaglia;

Fuga dal Paese, determina sopravvivenza;

Vita comunitaria, favorisci continuità.



Terra, trova un Popolo!

Popolo, cerca la tua Terra!




MADRE CHE SEI ALDILA’ DEL MURO





Madre che sei aldilà del muro,
non ti racconterò della violenza con la quale mi strappano la dignità; di come questa semplice mano sconosciuta ai controllori può trasformarsi nell’incubo di una vita di separazione. I tuoi persecutori ti guardano negli occhi e ti rendono cieco, ti urlano nell’orecchio con la certezza che diventi sordo, ti controllano il corpo spogliandoti della tua fierezza, usano la tua identità per renderti anonimo e indesiderato nel loro paese e tristemente famoso alla loro autorità militare.





Madre, vorrei non avere volto per non essere riconosciuto; vorrei non avere corpo per non lasciare quotidianamente sul Muro la mia ombra; vorrei non avere mano, quella che tu hai accompagnato nella vita e che oggi ci può far separare perché non riconosciuta dalla loro autorità.

Madre, oggi ho scorto i nostri campi, terra ormai di nessuno; nessun frutto viene più raccolto, terra circondata da filo spinato e cemento. La grigia serpe ha mangiato il nostro cibo, ha rubato la nostra sorgente di vita, stille di acqua pura oggi diventate sangue.

Madre, non posso venire a ritrovare i tratti del tuo volto, l’essere me stesso mi impedisce di ricongiungermi a te, io che ho lottato per ritrovare la mia terra, io che ho difeso con le pietre la nostra libertà.

Madre, questo filo spinato riapre le ferite chiuse con la coscienza, piaghe che non possono essere risanate solo con lacrime di cemento, ma con la ragionevolezza dei nostri governanti, con la consapevolezza che esiste un solo popolo per una sola terra, senza muri o recinti; senza pietre, se non quelle per costruire le nostre case; senza armi, se non quelle della determinazione che si può vivere nella pace delle nostre famiglie e dei nostri affetti riconoscendoci per quello che siamo.




Madre, il grido dei bambini oggi non ha Patria, sibila come una lama aldilà del Muro, penetra in ciascuna pietra di questa Terra incompiuta, lasciando monca la costruzione della casa. Madre, una dimora senza le grida gioiose di un bambino lascia le pareti inaridite come questo duro grigiore che devo traversare stancamente ogni giorno.

Madre, tu non puoi venire aldilà del Muro; quello che loro considerano il male fatto dai miei fratelli ci allontana, ci impedisce di riunirci per vivere questo affetto insieme; ci viene negata la libertà di scegliere in quale Terra vivere, la possibilità di consumare questa nostra terra oggi separata dal grigio serpente, animale che non ha testa né coda ma che sinuosamente striscia ai confini delle nostre case separandole una ad una, dividendo così vite e desideri.

Madre, in questo Muro ci sono tutte le nostre lacrime a formare un fiume, dove le parole scritte su di esso si trasformano in barca a trasportare troppo lontano le speranze nostre e di quanti hanno creduto e credono che si possa vivere tutti sulla stessa Terra.

Madre, ho sotto gli occhi Bethlhem, cittadella alla conquista del suo essere Stato, identità di un popolo perso, separato, vinto, circondato, diviso, ma mai battuto per il raggiungimento di una libertà negata.


Madre, è lì la rinascita di un popolo, nel luogo del parto, nell’umiltà della grotta, nella povertà della nascita, è lì la semplicità di essere al mondo, la forza di vivere, la costanza di continuare a sorridere laddove il bianco splendore dei denti si trasforma nel grigio del Muro, laddove il bianco delle pietre che circondano la libertà confinata è sovrastato dal filo spinato, laddove questo lungo serpente si insinua prepotentemente nella vita di ciascun palestinese che ricerca e lotta per la tranquillità di essere e di stare, lì, dove tutto ebbe inizio.

Madre, se questo Muro domani cadrà, esisterà un solo Paese, aldilà e al di qua il ricongiungimento di padri e di figli, di famiglie e speranze, di sogni e ideali; sarà cancellata la sofferenza di un popolo libero dentro i confini di un’autorità non riconosciuta, si darà voce ai desideri dei bambini, si garantirà la riunione degli affetti di una vita tranquilla senza mani di riconoscimento, perquisizioni, ispezioni, retaggi.




Madre, se questo popolo ritroverà la sua terra, potrà serenamente riacquistare la sua indipendenza ad essere.


By Anna alias  Derspina

1 commento:

  1. benchè condivida per molti versi le parole che leggo, sarebbe opportuno far presente che proprio il cattolicesimo (ma anche il protestantesimo) è storicamente alla base di gran parte delle ingiustizie vissute da entrambi i contendenti, palestinesi in primis. basti pensare, solo per fare un esempio, all'impatto delle società missionarie ottocentesche. quanto al libro qui citato. l'ho letto e mi è piaciuto molto

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