“simile alla nuvola estiva che naviga libera nel cielo azzurro da un orizzonte all’altro, portata dal soffio dell’atmosfera, così il pellegrino si abbandona al soffio della vita più vasta, che lo conduce al di là dei più
lontani orizzonti, verso una meta che è già in lui, ma ancora celata alla sua vista.”
(Lama Anagarika Govinda, Le Chemin des nuages blancs)

Il Pianto della Maiella








E’ bastato un attimo di rallentamento del passo che gli uomini sono a metà salita, incuranti della nostra lentezza, o della nostra scarsa allegria.

 

Subito dopo è un niente che lega le mie lacrime con quelle più solide della neve circostante: giorni e giorni a trattenerle, a cercare di non pensare, ma quando la realtà si manifesta con le parole, quello che esplode è il pianto di Maia, in questo suo luogo dove neanche più la disperazione ha lacrime da versare.


Ornella mi guarda sgomenta tentando di darmi conforto, ma probabilmente non è quello che cerco, e continuo in questo sfogo a tentare di placare un fiume che scorre rapido fin dentro l’anima. Sono le sue sagge parole a recuperare il canale e la giornata, la mia realtà è un pendolo tra l’abbandono definitivo e il ritrovamento della motivazione, mescolata a quella forza che sembra non abbandonarmi mai, neanche nei periodi più neri. Ed è proprio questa consapevolezza che mi farà seguire un’impronta dietro l’altra, una parola a fianco all’altra, uno sguardo al panorama ed un brivido per l’altezza e la quasi verticalità del canale.





Avrei voluto essere sui Ferrari, solco ripido adiacente la Direttissima - solo per ‘puri’ a detta di Italo,- ed invece stiamo raggiungendo la parte più elevata di Fondo di Maiella, salendo da un canale a sinistra di essa, per facilitare la discesa dei principianti che oggi sono più numerosi di noi veterani.



La scelta della via è stata anticipata dalla bella scoperta di un’orchidea maculata, che ha ristabilito il rapporto con questa natura esplodente di odori, profumi, roccia e neve, regalandoci comunque una salita dalla linea elegante e continua, mai difficile o variegata, piuttosto panoramica e tranquilla.



Forse troppo, la sua capacità è di ascoltare immobile frasi consapevoli, ragionamenti susseguenti, dissertazioni, incollando le parole alla roccia, rimbalzandole negli ampi spazi circostanti, pallide, prive di colore, metamorfiche nel bianco dell’intorno, gelate come l’animo, liquide e trasparenti allo sciogliersi di quel calore che rimanendo imprigionato nelle fessure rocciose rende lacrimoso lo spirito.

 
Quando arriviamo in cima siamo purificate nell’animo, e splendenti al bagliore del sole e dei riflessi che emana Maurizio, anche lui ormai mimetizzato con la roccia e il suo calore.



Ma si riparte subito, come è d’obbligo quando l’ultimo arriva (e male alloggia..), ma questo non mi sconvolge, non sono stanca, e adesso potrò solo godermi la discesa, al contrario dei principianti!



L’attimo di esitazione è sulla soglia di quel Fondo pendente e avvolgente, all’inizio non tutto coperto, tanto da far ragionare sulla prima curva: i veterani sono già in fondo al Vallone quando i principianti tentano di partire.



Chi sceglierà la lunga diagonale, chi deciderà l’ardimento dello stretto salto, e chi come Maurizio la risolve che è meglio avvantaggiarsi sul ripido a schiena in giù e sci elevati, almeno un pò di metri li abbiamo eliminati...e anche senza bastoncini!

Tengo compagnia ad Ornella, che trattiene il suo ginocchio da altri dolori, ma talvolta è imprigionata lei stessa in quella neve traditrice ed infida.


La sciata non è entusiasmante, ma è come se si fosse volatilizzato un peso dal cuore, ed il rientro nel lungo traverso è a seguire la calma delle foglie maculate che si dischiudono con il trascorrere del tempo.






L’attesa dei bolognesi diretti verso questo versante di montagna è più lunga del loro arrivo, dopo una giornata resa entusiasmante per loro da una perfetta cornice a contorno del Maiori che per festeggiare la loro presenza ha deciso di lasciarsi un pò andare, in compagnia di un local  che li ha accompagnati a girovagare in quelle pieghe selvagge e sinuose, sconosciute, mai limpide e lineari.



L’incontro sarà per il giorno a venire, alla scoperta delle costole ancora nevose nelle Rave, lì dove il pianto di Maia sarà reso più acuto e disperato, ma dove anche il suo animo ritroverà per sempre la pace al suo dolore.




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